"Buongiorno, sono il titolare di una PMI. Ho bisogno di aumentare il fatturato e il numero di clienti. Voglio fare brand."
Questo tema è delicatissimo per lo sviluppo delle migliaia di PMI che caratterizzano il panorama produttivo in Italia.
Il mantra del "brand" come panacea di tutti i mali ha colpito al cuore moltissimi imprenditori che, da sempre focalizzati sull'eccellenza del prodotto, oggi sono frastoranti da mercati sempre più veloce e spietati, ipercompetitivi.
Fare brand è diventato un must, ma le cose stanno proprio così?
Dipende, direi.
Dipende da un sacco di fattori, tra i primi la produzione caratteristica dell'azienda, le sue dimensioni e la disponibilità finanziaria.
Alle piccole aziende, alle aziende famigliari con meno di 50/100 dipendenti, votate da sempre alla produzione conto terzi e abituate a cogliere qualche occasione sui mercati internazionali, oggi, dopo 15 anni come marketing manager nelle PMI del triveneto mi sento di dover dire: fate una valutazione molto attenta.
1) Prima di tutto fare brand costa. Servono nuovi strumenti, formazione, capitali da investire in innnovazione e consulenze, in comunicazione e servizi.
Il marketing a costo zero non esiste, e se alcune azioni di marketing sono a basso costo, non avranno comunque l'impatto e la capacità di fare la differenza.
Oggi serve un approccio analitico e integrato al mercato, non basta farsi fare un logo e due depliant o qualche fiera.
Per chi non è certo di potere o volere fare brand ci sono delle alternative: consolidare la proria posizione in una catena del valore già esistente mediante uno sviluppo di innovazione o servizi, oppure vendere l'impresa, oppure trovare una nicchia di mercato di valore, oppure cambiare mestiere o altri ancora.
2) Fare brand richiede un forte cambiamento organizzativo.
Siete pronti a far cambiare le relazioni tra le varie funzioni aziendal?
Siete pronti a far cambiare mestiere alle persone?
Siete pronti a confrontarvi senza filtri con mercati che accelerano in innovazione e competizione e concentrano ogni giorno di più in pochi brand il grosso del valore?
Il cambiamento organizzativo è rivoluzionario e comporta scelte anche forti in azienda.
Siete pronti a promuovere il cambiamento?
Signica coinvolgere le persone, introdurre nuove competenze in azienda e modificare il ritmo quotidiano in modo anche vistoso.
Tanti sentiranno il disagio, siete pronti ad accoglierlo e gestirlo in modo fermo e coerente?Questo tema è delicatissimo per lo sviluppo delle migliaia di PMI che caratterizzano il panorama produttivo in Italia.
Il mantra del "brand" come panacea di tutti i mali ha colpito al cuore moltissimi imprenditori che, da sempre focalizzati sull'eccellenza del prodotto, oggi sono frastoranti da mercati sempre più veloce e spietati, ipercompetitivi.
Fare brand è diventato un must, ma le cose stanno proprio così?
Dipende, direi.
Dipende da un sacco di fattori, tra i primi la produzione caratteristica dell'azienda, le sue dimensioni e la disponibilità finanziaria.
Alle piccole aziende, alle aziende famigliari con meno di 50/100 dipendenti, votate da sempre alla produzione conto terzi e abituate a cogliere qualche occasione sui mercati internazionali, oggi, dopo 15 anni come marketing manager nelle PMI del triveneto mi sento di dover dire: fate una valutazione molto attenta.
1) Prima di tutto fare brand costa. Servono nuovi strumenti, formazione, capitali da investire in innnovazione e consulenze, in comunicazione e servizi.
Il marketing a costo zero non esiste, e se alcune azioni di marketing sono a basso costo, non avranno comunque l'impatto e la capacità di fare la differenza.
Oggi serve un approccio analitico e integrato al mercato, non basta farsi fare un logo e due depliant o qualche fiera.
Per chi non è certo di potere o volere fare brand ci sono delle alternative: consolidare la proria posizione in una catena del valore già esistente mediante uno sviluppo di innovazione o servizi, oppure vendere l'impresa, oppure trovare una nicchia di mercato di valore, oppure cambiare mestiere o altri ancora.
2) Fare brand richiede un forte cambiamento organizzativo.
Siete pronti a far cambiare le relazioni tra le varie funzioni aziendal?
Siete pronti a far cambiare mestiere alle persone?
Siete pronti a confrontarvi senza filtri con mercati che accelerano in innovazione e competizione e concentrano ogni giorno di più in pochi brand il grosso del valore?
Il cambiamento organizzativo è rivoluzionario e comporta scelte anche forti in azienda.
Siete pronti a promuovere il cambiamento?
Signica coinvolgere le persone, introdurre nuove competenze in azienda e modificare il ritmo quotidiano in modo anche vistoso.
Solo una valutazione obiettiva e serena, competente e profonda della situazione della vostra azienda, del suo know-how e dei mercati cui vi volete rivolgere può portarvi a costruire una strategia efficace e fondare la crescita.
Chiara Tonon
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