I processi di standardizzazione delle PMI italiane nella comunicazione, all’interno e verso l’esterno, sono aumentati negli ultimi anni, grazie a un
sempre maggior grado di consapevolezza e all’acquisizione di meccaniche e
input mutuati dai mezzi di comunicazione di massa.
Pensiamo solo a come siano diventate di uso comune parole come “format”, anche nelle PMI nostrane…
Un segno dei tempi e del progresso! Oppure no?
Come valutiamo l’applicazione di questi processi?
Molto positivamente se pensiamo all’introduzione e
diffusione dell’uso di:
- manuali per l’uso dei logo aziendali
- comunicazione coordinata, ovvero stilemi definiti, applicati a tutte le comunicazioni on e off line
- all’introduzione di campagne pubblicitarie e piani di comunicazione organici anche sui social network, che fino a poco tempo fa, almeno in Italia, erano spesso gestiti in modo selvaggio e convulso (tre post al giorno per due giorni e poi silenzio per due settimane…, foto di ogni dimensione e foggia, con filtri di ogni tipo ecc.), nessuna voice riconoscibile…
- un concetto di comunicazione organizzativa, per cui flussi interni vengono ottimizzati per creare condivisione, motivazione e ottimizzare i tempi di risposta e la collabroazione tra uffici e verso il customer
- comunicazione coordinata, ovvero stilemi definiti, applicati a tutte le comunicazioni on e off line
- all’introduzione di campagne pubblicitarie e piani di comunicazione organici anche sui social network, che fino a poco tempo fa, almeno in Italia, erano spesso gestiti in modo selvaggio e convulso (tre post al giorno per due giorni e poi silenzio per due settimane…, foto di ogni dimensione e foggia, con filtri di ogni tipo ecc.), nessuna voice riconoscibile…
- un concetto di comunicazione organizzativa, per cui flussi interni vengono ottimizzati per creare condivisione, motivazione e ottimizzare i tempi di risposta e la collabroazione tra uffici e verso il customer
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Molto negativamente quando la standardizzazione viene
applicata non a procedure ma ai contenuti aziendali, producendo rigidità e noia.
Ciò accade perché gli standard divengono così coercizione e piatta applicazione di formule vuote all’interno di un prodotto editoriale di qualsiasi tipo (online, offline).
La ripetizione di schemi prevedibili (troppo prevedibili) dapprima rassicura, ma poi diventa intollerabile per il cervello umano, che soffre di assuefazione e rifiuta un messaggio monotòno.
Ciò accade perché gli standard divengono così coercizione e piatta applicazione di formule vuote all’interno di un prodotto editoriale di qualsiasi tipo (online, offline).
La ripetizione di schemi prevedibili (troppo prevedibili) dapprima rassicura, ma poi diventa intollerabile per il cervello umano, che soffre di assuefazione e rifiuta un messaggio monotòno.
Pensiamo a certi powerpoint in cui da una slide all’altra è necessario fare un “cerca la differenza” in stile Settimana Enigmistica; penso a post troppo simili e rituali su Facebok, sempre nel medesimo font, colori e stile.
I cambiamenti di punto di vista fanno sempre bene a chi si occupa di comunicazione; la
standardizzazione non va mai applicata ai contenuti, salvo ottenere l’effetto “manuale
tecnico” (e chi legge il manuale della lavastoviglie?).
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