La parola è ancora relativamente nuova, ma il concetto no: la “gamification” consiste nell'utilizzo di elementi mutuati dai giochi e delle tecniche di game design in contesti esterni ai giochi, come quello aziendale e commerciale/marketing, in particolare.
Il termine trae origine da un discorso del 2010 di Jesse Schell, un famoso game-designer americano, (cit. Wikipedia).
Il fine della gamification è appunto l’engagement (coinvolgimento) di clienti e reti di vendita.
Un maggior coinvolgimento emotivo, genera interesse e, quindi, maggior attività a favore di un determinato brand o prodotto.
Si sa infatti che il gioco è un universale culturale e che ogni adulto mantiene qualcosa del bambino in se, con gli hobby o gli sport, amando dedicare una parte del suo tempo libero ad attività ricreative di qualche genere.
Come creare una strategia marketing vincente tramite strumenti di gamification?
1) Creare giochi che guidano il comportamento (e il cambiamento di comportamento)
Il successo dipende dal sottile equilibrio tra fascino del gioco (giocabilità) e raggiungimento degli obiettivi (utilità). Semplice a dirsi ma non a farsi. In fase progettuale è necessario studiare molto bene gli obiettivi e creare attorno ad essi le componenti motivazionali ed emozionali adeguate, gestendo diversi livelli di sotto-obiettivi, rendendoli appetibili e raggiungibili, scadenziandoli nei tempi giusti ecc. Un mix sapiente, da dosare a seconda del tipo di ambiente e di giocatori.
2) Utilizzare meccaniche di gioco semplici da recepire e da interpretare, che siano sempre chiare a tutti e che siano percepite come eque. Le regole, la meccanica del gioco ha un enorme impatto sul successo del gioco; la demotivazione è in agguato.
Ogni azione dovrebbe avere un obiettivo e una ricompensa.
3) Utilizzare strumenti ben strutturati e semplici da utilizzare per il coinvolgimento
Che si tratti di app o moduli cartacei, di siti web o di concorsi, tutto, dalle regole per partecipare, agli aggiornamenti, alla lista dei vincitori, tutto – dico- deve essere facile, chiaro, esatto e in tempo reale (o quanto più possibile tempestivo).
Non si possono chiedere dati di troppo, lungaggini burocratiche, non si tollerano errori. La pena è la decadenza del coinvolgimento stesso e la perdita di adesioni. Il che significa: mancanza di risultati.
D’altro canto la gamification ha un ruolo molto importante nel coinvolgimento di clienti e venditori (specie plurimandato) in un mondo sempre più competitivo e distratto da mille e mille messaggi.
Nei social spopola e serve a vincolare al lavoro anche quell’area grigia del tempo tra lavoro e casa, quelle pause che altrimenti magari servirebbero ad altro.
La gamification serve a trovare un posticino nel cuore della persona ingaggiata, a farla divertire nella sua professione, a rendere più umano un rapporto professionale e questo dà un grande risultato quando accade: genera del valore economico.
Chiara Tonon
www.topclassweb.it
Il termine trae origine da un discorso del 2010 di Jesse Schell, un famoso game-designer americano, (cit. Wikipedia).
Il fine della gamification è appunto l’engagement (coinvolgimento) di clienti e reti di vendita.
Un maggior coinvolgimento emotivo, genera interesse e, quindi, maggior attività a favore di un determinato brand o prodotto.
Si sa infatti che il gioco è un universale culturale e che ogni adulto mantiene qualcosa del bambino in se, con gli hobby o gli sport, amando dedicare una parte del suo tempo libero ad attività ricreative di qualche genere.
Come creare una strategia marketing vincente tramite strumenti di gamification?
1) Creare giochi che guidano il comportamento (e il cambiamento di comportamento)
Il successo dipende dal sottile equilibrio tra fascino del gioco (giocabilità) e raggiungimento degli obiettivi (utilità). Semplice a dirsi ma non a farsi. In fase progettuale è necessario studiare molto bene gli obiettivi e creare attorno ad essi le componenti motivazionali ed emozionali adeguate, gestendo diversi livelli di sotto-obiettivi, rendendoli appetibili e raggiungibili, scadenziandoli nei tempi giusti ecc. Un mix sapiente, da dosare a seconda del tipo di ambiente e di giocatori.
2) Utilizzare meccaniche di gioco semplici da recepire e da interpretare, che siano sempre chiare a tutti e che siano percepite come eque. Le regole, la meccanica del gioco ha un enorme impatto sul successo del gioco; la demotivazione è in agguato.
Ogni azione dovrebbe avere un obiettivo e una ricompensa.
3) Utilizzare strumenti ben strutturati e semplici da utilizzare per il coinvolgimento
Che si tratti di app o moduli cartacei, di siti web o di concorsi, tutto, dalle regole per partecipare, agli aggiornamenti, alla lista dei vincitori, tutto – dico- deve essere facile, chiaro, esatto e in tempo reale (o quanto più possibile tempestivo).
Non si possono chiedere dati di troppo, lungaggini burocratiche, non si tollerano errori. La pena è la decadenza del coinvolgimento stesso e la perdita di adesioni. Il che significa: mancanza di risultati.
D’altro canto la gamification ha un ruolo molto importante nel coinvolgimento di clienti e venditori (specie plurimandato) in un mondo sempre più competitivo e distratto da mille e mille messaggi.
Nei social spopola e serve a vincolare al lavoro anche quell’area grigia del tempo tra lavoro e casa, quelle pause che altrimenti magari servirebbero ad altro.
La gamification serve a trovare un posticino nel cuore della persona ingaggiata, a farla divertire nella sua professione, a rendere più umano un rapporto professionale e questo dà un grande risultato quando accade: genera del valore economico.
Chiara Tonon
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