Ogni tanto penso che i commercialisti siano la rovina del Belpaese (non me ne vogliano – è una provocazione).
Un piccolo imprenditore o un commerciante tipicamente quando si trova in crisi va dal commercialista per sapere cosa fare.
La risposta invariabilmente è “tagliare”. Tutto normale… o no?
Non proprio!
Errore nr. 1: Per migliorare le proprie performance si può agire sulle uscite o sulle entrate. Spiego meglio: perché pensare solo a tagliare invece che investire per la crescita?
Errore nr. 2: Non si aspetta di essere in crisi per intraprendere nuove azioni a sostegno del proprio business. Un bravo imprenditore monitora costantemente la propria attività, fa piani di largo respiro, reinveste gli utili in azienda e… fa marketing!
Errore nr. 3: che discende dagli altri due… perché andare dal commercialista e non sentire un pool di tecnici che va dal revisore dei conti all’esperto di marketing e/o di internazionalizzazione delle imprese al lean manager ecc.?
Il Commercialista non è il Vostro Uomo, o non solo lui!
La maggior parte dei problemi oggi ha natura complessa e quindi richiede soluzioni complesse.
I tagli lineari non sono soluzioni adeguate e rischiano di avvitare le imprese in situazioni che peggiorano sempre di più anziché migliorare.
Quali sono le soluzioni?
1) Agire preventivamente, quando l’azienda sta bene valutando sempre le opportunità di crescita in termini di dimensioni e soprattutto di marginalità crescenti, cercando di fare rete, di creare partnership, di allargare la propria visione e, di conseguenza, i propri portafogli clienti/prodotti.
Per fare questo serve sviluppare i talenti interni, soprattutto nei campi del marketing, dell’innovazione (IT, web, app ecc.), dell’internazionalizzazione e mantenere alto ascolto e motivazione.
2) Prepararsi a reagire in caso di crisi (risk and crisis management) con piani alternativi al semplice taglio: riallocazioni, nuove produzioni, partnership, affitti di rami d’azienda, lavorazioni conto terzi, sviluppo nuovi mercati ecc. utilizzando i talenti precedentemente investiti.
3) Coltivare una situazione finanziaria il più possibile sana, con un buon rapporto con il proprio … commercialista, con le banche, con il credit manager, con i controller ecc.
Un piccolo imprenditore o un commerciante tipicamente quando si trova in crisi va dal commercialista per sapere cosa fare.
La risposta invariabilmente è “tagliare”. Tutto normale… o no?
Non proprio!
Errore nr. 1: Per migliorare le proprie performance si può agire sulle uscite o sulle entrate. Spiego meglio: perché pensare solo a tagliare invece che investire per la crescita?
Errore nr. 2: Non si aspetta di essere in crisi per intraprendere nuove azioni a sostegno del proprio business. Un bravo imprenditore monitora costantemente la propria attività, fa piani di largo respiro, reinveste gli utili in azienda e… fa marketing!
Errore nr. 3: che discende dagli altri due… perché andare dal commercialista e non sentire un pool di tecnici che va dal revisore dei conti all’esperto di marketing e/o di internazionalizzazione delle imprese al lean manager ecc.?
Il Commercialista non è il Vostro Uomo, o non solo lui!
La maggior parte dei problemi oggi ha natura complessa e quindi richiede soluzioni complesse.
I tagli lineari non sono soluzioni adeguate e rischiano di avvitare le imprese in situazioni che peggiorano sempre di più anziché migliorare.
Quali sono le soluzioni?
1) Agire preventivamente, quando l’azienda sta bene valutando sempre le opportunità di crescita in termini di dimensioni e soprattutto di marginalità crescenti, cercando di fare rete, di creare partnership, di allargare la propria visione e, di conseguenza, i propri portafogli clienti/prodotti.
Per fare questo serve sviluppare i talenti interni, soprattutto nei campi del marketing, dell’innovazione (IT, web, app ecc.), dell’internazionalizzazione e mantenere alto ascolto e motivazione.
2) Prepararsi a reagire in caso di crisi (risk and crisis management) con piani alternativi al semplice taglio: riallocazioni, nuove produzioni, partnership, affitti di rami d’azienda, lavorazioni conto terzi, sviluppo nuovi mercati ecc. utilizzando i talenti precedentemente investiti.
3) Coltivare una situazione finanziaria il più possibile sana, con un buon rapporto con il proprio … commercialista, con le banche, con il credit manager, con i controller ecc.
per fare quello che dice nel NEst c'è bisogno di una rivoluzione culturale:
RispondiEliminabisogna dissociarsi dalla propria impresa, vederla come un ente terzo e gestirla da imprenditore inseguendo il margine