Oggi parliamo di clima aziendale e organizzazione in tempi di crisi e degli strumenti che si possono scegliere per analizzare e migliorare le cose.
Nelle pagine dell’Emporio celeste di conoscimenti benevoli, ci illustra Jorge Luis Borges,
“gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.”
Questa lista stupefacente mi ha sempre affascinato per la capacità di rompere ogni e qualsiasi schema logico e di classificazione.
A una mente sana serve una fatica disumana o un immenso, lucido genio per creare una follia di questo tipo.
Invece nelle dinamiche di gruppo e, quindi, spesso, nella presa di decisioni in azienda, la razionalità salta più facilmente, i percorsi si fanno tortuosi, i risultati precipitano.
La soluzione però che va per la maggiore sembra non essere aristotelica, specie negli ultimi tempi.
E tanti guru della consulenza aziendale e della comunicazione vogliono sconfiggere la crisi e le crisi con l’entusiasmo, l’empatia, la positività.
Cose bellissime, ma bastano?
Per me no, specie se imposte in virtù di illusioni e speciosità, saltando ogni analisi seria (se usi l'enneagramma non stai facendo analisi seria e scientifica, ma stai giocando a fare l'oroscopo e a distribuire le colpe - oggi mi sono svegliata dogmatica, ma possiamo riparlarne).
Sono convinta che quando ci si trova in situazioni in cui A è migliore di B, B è migliore di C, ma C viene preferito ad A, c’è qualcosa di strutturalmente sbagliato che va affrontato in modo diverso.
Come?
Ecco i miei strumenti preferiti.
Sarò curiosa di conoscere anche i vostri.
1) Organizzazione: probabilmente, quando le cose vanno male, l’organigramma e i flussi di comunicazione funzionano in modo perverso e non ci sono le dovute assunzioni di responsabilità.
Va fatta un’analisi chiara sull’ambiente, da ente esterno, su base anonima e vanno creati meccanismi funzionali e funzionanti, con incentivazioni individuali e soprattutto di gruppo, senza mettere in dubbio per prime le persone. E poi gli obiettivi lavorativi personali dei manager e gli obiettivi aziendali devono coincidere, altrimenti non funziona.
2) Statistiche: i numeri mentono solo se manipolati in mala fede o se usati male. Molte buone statistiche, lette bene e condivise portano a una crescita ottimale perché consentono di espandere le aree di efficienza e ridurre le aree di inefficienza.
3) Va fatta formazione, a tutti: in Italia se ne fa troppo poca e quasi sempre è intesa in senso tecnico, mentre spesso mancano le soft-skill, a partire da buona educazione di base e rispetto reciproco, comunicazione sana, uso del PC ecc.
4) Motivazione: la motivazione è una risorsa in parte propria delle persone, in parte data dall’ambiente e creata attraverso meccanismi, prima di tutto di “giustizia micro-sociale”. Compiti possibilmente vari, interessanti, responsabilità relative alle proprie mansioni, una comunicazione aperta con colleghi e superiori, la condivisione della visione aziendale, la partecipazione aiutano molto.
Che ne dite?
Chiara Tonon
Nelle pagine dell’Emporio celeste di conoscimenti benevoli, ci illustra Jorge Luis Borges,
“gli animali si dividono in (a) appartenenti all'Imperatore, (b) imbalsamati, (c) ammaestrati, (d) lattonzoli, (e) sirene, (f) favolosi, (g) cani randagi, (h) inclusi in questa classificazione, (i) che s'agitano come pazzi, (j) innumerevoli, (k) disegnati con un pennello finissimo di pelo di cammello, (l) eccetera, (m) che hanno rotto il vaso, (n) che da lontano sembrano mosche.”
Questa lista stupefacente mi ha sempre affascinato per la capacità di rompere ogni e qualsiasi schema logico e di classificazione.
A una mente sana serve una fatica disumana o un immenso, lucido genio per creare una follia di questo tipo.
Invece nelle dinamiche di gruppo e, quindi, spesso, nella presa di decisioni in azienda, la razionalità salta più facilmente, i percorsi si fanno tortuosi, i risultati precipitano.
La soluzione però che va per la maggiore sembra non essere aristotelica, specie negli ultimi tempi.
E tanti guru della consulenza aziendale e della comunicazione vogliono sconfiggere la crisi e le crisi con l’entusiasmo, l’empatia, la positività.
Cose bellissime, ma bastano?
Per me no, specie se imposte in virtù di illusioni e speciosità, saltando ogni analisi seria (se usi l'enneagramma non stai facendo analisi seria e scientifica, ma stai giocando a fare l'oroscopo e a distribuire le colpe - oggi mi sono svegliata dogmatica, ma possiamo riparlarne).
Sono convinta che quando ci si trova in situazioni in cui A è migliore di B, B è migliore di C, ma C viene preferito ad A, c’è qualcosa di strutturalmente sbagliato che va affrontato in modo diverso.
Come?
Ecco i miei strumenti preferiti.
Sarò curiosa di conoscere anche i vostri.
1) Organizzazione: probabilmente, quando le cose vanno male, l’organigramma e i flussi di comunicazione funzionano in modo perverso e non ci sono le dovute assunzioni di responsabilità.
Va fatta un’analisi chiara sull’ambiente, da ente esterno, su base anonima e vanno creati meccanismi funzionali e funzionanti, con incentivazioni individuali e soprattutto di gruppo, senza mettere in dubbio per prime le persone. E poi gli obiettivi lavorativi personali dei manager e gli obiettivi aziendali devono coincidere, altrimenti non funziona.
2) Statistiche: i numeri mentono solo se manipolati in mala fede o se usati male. Molte buone statistiche, lette bene e condivise portano a una crescita ottimale perché consentono di espandere le aree di efficienza e ridurre le aree di inefficienza.
3) Va fatta formazione, a tutti: in Italia se ne fa troppo poca e quasi sempre è intesa in senso tecnico, mentre spesso mancano le soft-skill, a partire da buona educazione di base e rispetto reciproco, comunicazione sana, uso del PC ecc.
4) Motivazione: la motivazione è una risorsa in parte propria delle persone, in parte data dall’ambiente e creata attraverso meccanismi, prima di tutto di “giustizia micro-sociale”. Compiti possibilmente vari, interessanti, responsabilità relative alle proprie mansioni, una comunicazione aperta con colleghi e superiori, la condivisione della visione aziendale, la partecipazione aiutano molto.
Che ne dite?
Chiara Tonon
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