Passa ai contenuti principali

Le Reti d’Impresa Come Strumento di Marketing

Reti d’impresa: gli imprenditori le stanno prendendo in considerazione come strumento di innovazione e di crescita?
Parliamone da un punto di vista di marketing e non strettamente  giuridico o finanziario.


Le reti d’impresa sono nate nel 2008 per “promuovere lo sviluppo del sistema delle imprese attraverso azioni di rete che ne rafforzino le misure organizzative, l’integrazione per filiera, lo scambio e la diffusione delle migliori tecnologie, lo sviluppo di servizi di sostegno e forme di collaborazione tra realtà produttive anche appartenenti a regioni diverse”.

Non c’è un numero minimo di partecipanti alla rete, non vi sono limiti di natura territoriale (a differenza dei distretti) e non è necessario che le aziende debbano essere della stessa tipologia.
L’unico vincolo è la finalità progettuale.
Spazio alla fantasia nell’innovazione, quindi!

Il fine delle reti d’impresa infatti è migliorare tramite l’innovazione, la competitività e la redditività delle aziende partecipanti.
Un invito insomma a mettersi insieme per competere meglio sui mercati per aumentare fatturati e margini.

Si tratta di uno strumento meraviglioso che il legislatore ha messo a disposizione e nel tempo affinato per porre rimedio all’incredibile tessuto micro-industriale che caratterizza il nostro Paese.

Vantaggi?
La rete serve per offrire “pacchetti chiavi in mano”, per risolvere problemi a monte o a valle della filiera (fornitori o gestione clienti), per fare offerte complete alla clientela, per impostare meglio rapporti di subfornitura, per scambiarsi prestazioni tra aderenti, per scambiarsi informazioni tecniche, per acquisire innovazioni, per interagire con interlocutori di grandi dimensioni.

Cosa resta da fare?
Metterci un’idea forte.
Le reti d’impresa sono uno strumento di marketing formidabile per realizzare un progetto ben articolato e innovativo, per fare qualcosa di grande e integrato, che un’azienda da sola non potrebbe compiere.
Dalle idee  quindi bisogna partire.

Esempi?
1)    Gestire progetti più grandi di quelli cui il singolo potrebbe da solo accedere (la cosa più banale)
2)    Aggredire mercati lontani o nuovi canali di vendita
3)    Sviluppare brevetti e prodotti o servizi innovativi anche complessi
4)    Sviluppare politiche di territorio (turismo-folclore-cultura)
5)    Sviluppare politiche di prodotto e/o servizio complesse (tipicità agroalimentari o artigianato o subentrando a politiche di distretto fallite)
...

Chiara Tonon

Commenti

Post popolari in questo blog

“Il cliente è un asset, non un bene consumabile”

Si può riassumere così, in termini aziendalistici, il valore della centralità del cliente nei processi di mercato.  “Il cliente è un asset, non un bene consumabile” Non si tratta "solo" di un tema di marketing, ma della consapevolezza che deve permeare tutte le funzioni aziendali se si vuole giungere al successo e far crescere il valore. Non basta un CRM, per la customer centricity (talvolta non serve neppure). Serve invece la voglia di incontrare i clienti, comprendere le loro esigenze e i loro obiettivi, capire come soddisfarli con prodotti e servizi, al prezzo corretto e distribuiti in modo accorto. Per funzionare davvero la customer centricity è un concetto che dovrebbe guidare l’evoluzione aziendale a partire dalla gamma, non solo riguardare i momenti di contatto con il cliente. Le persone si interessano a noi nel momento in cui parliamo con loro, di loro. Lo stesso vale sui mercati. Perché siamo sempre esseri umani in relazione con altri esseri umani.

Cambiare tutto o non cambiare niente, oggi?

In un contesto di mercati iper-competitivi e in rapida evoluzione come quello odierno, non porsi alcune domande, che potrebbero anche sembrare assurde o provocatorie, può generare disastri. Una delle cose che si dà per scontata in azienda è "cosa facciamo e per chi". Il core-business è un dato di fatto e tutto quello che esula è guardato con sospetto, a volte addirittura con disdegno. Un esempio? Se faccio macchine professionali per... (qualsiasi cosa, dal cucito alla cucina, dal lavaggio al giardinaggio), difficilmente prendo in considerazione l'idea di passare al mass market, al domestico, anche quando è poco presidiato. Perchè?  Perchè il prodotto di mass market è spesso percepito come meno pregiato o prestigioso. Ma, c'è un grande ma. Ho correttamente valutato le opportunità che potrebbero essere insite in un cambio di passo, oppure semplicemente lavoro come ho sempre fatto? Il più delle volte, ammettiamolo, non facciamo neppure un esercizio di stile, semplicement

L’importanza del feedback nelle azioni di marketing

Che senso ha qualsiasi azione se non si ottiene riscontro degli effetti che ha avuto? Nessuno fa una dichiarazione d'amore senza attendere la risposta. Nessuno si mette alla guida senza tenere sotto controllo ciò che accade davanti (e tutt’intorno) all’auto, nonché sul cruscotto. Nessuno cucina la cena per la propria famiglia senza attendere con gioia l’effetto del primo boccone. Un sorriso o un naso arricciato possono essere sufficienti, un complimento è sempre gradito. Si può quindi pensare di implementare delle azioni commerciali o di marketing senza chiedere dei risultati qualitativi e quantitativi , senza essersi prefigurati degli obiettivi , senza aver immaginato degli strumenti (anche imperfetti) per misurare gli effetti delle azioni stesse? Eppure in molte aziende, anche di grandi dimensioni, non c’è attenzione a questo genere di aspetti, specie se il marketing è confuso con la comunicazione, sineddoche così frequente, che pare consentire di rimandare