Passa ai contenuti principali

Obiettivi e buone Idee: la Grande Domanda

Buon anno!
Come siete a buoni propositi? E a obiettivi?
No, tranquilli! Non scriverò l'ennesivo post su come mantenere propositi, fissare obiettivi e raggiungere il successo, bla bla bla.

Io vi faccio la Domanda.
La fondamentale imprescindibile - doverosa - domanda che dovrebbe farsi chiunque voglia intraprendere una nuova impresa o stia per lanciare un nuovo prodotto/servizio per quanto geniale, nuovo e soprendente.

(E considerato che solo una percentuale a una cifra delle start-up o dei nuovi prodotti sopravvive ai primi tre anni, non è una domanda banale.)


Come si fa a sapere PRIMA se l'obiettivo che ci si pone è OK?



Restringiamo il campo: non voglio parlare di obiettivi personali, morali, finali ecc.
Niente filosofia, non qui, non oggi: siamo su un blog di marketing.

Parliamo di obiettivi di tipo economico, quantificabili in euro, dollari, bitcoins o altra valuta a piacere.

La prima e principale domanda che una persona che vuole intraprendere una nuova attività di tipo economico, sia produttiva di beni sia di offerta di servizi, a mio avviso è questa ed è molto semplice:

1) C'è qualcuno disposto a pagare per quello che voglio fare abbastanza perchè io ne possa ricavare quello che mi serve per.... vivere, sopravvivere, vivere bene, pagarmi le spese, coprire i costi...?

Solo se la risposta è , è ragionevole procedere a stendere un piano di marketing.

Se la risposta è no, è ragionevole abbandonare l'idea o lasciare l'attività tra gli hobby.

Alla risposta sì, seguiranno tutte le altre domande. Come, Quanto, Dove...
Ma adesso sappiamo che esiste almeno un cliente, forse un segmento di mercato.
Adesso non resta che andare a conoscerlo!

Perchè lo sto ricordando? Per spegnere l'entusiasmo?
Certo che no!
Sapersi buttare è importante.
L'entusiasmo è come la cioccolata. Arricchisce la vita, la rende più piacevole e brillante, dà energia...
Però va ben riposto.
Perchè molto spesso invece non facciamo che ripetere quello che fanno gli altri (il famoso atteggiamento "me too") o seguire l'istinto del cuore senza fermarci un attimo a riflettere.
La vita non è sempre e tutta una scommessa.
Certe cose possono diventare troppo importanti e i rischi vanno limitati.
E' una responsabilità verso sè stessi e gli altri.

Chiara Tonon


Commenti

  1. Ciao Chiara, Laura Popcorn, ci siamo conosciute l'anno scorso. Ho appena scoperto il tuo blog tramite linkedin, hai un lettore in più!

    La "grande domanda"... non è facile rispondere! Io vedo moltissimi miei coetanei che si buttano in imprese di vario tipo, costretti a inventarsi un lavoro in un mercato che lavoro non ne offre. E purtroppo per diventare "imprenditori" bisogna saper fare un sacco di cose, soprattutto al di fuori di quelle che sono le proprie specifiche competenze.
    Nota cinica: non è che in questo modo vincono i furbi piuttosto che quelli che sanno fare?

    RispondiElimina
  2. Il "coraggio" è una dote indispensabile dell'imprenditore. Dipenda da cosa si intende per coraggio...
    Quanto all'essere poliedrici, sono pienamente d'accordo. Specializzarsi è bene, benissimo, ma serve poi molta flessibilità. Perchè bisogna saper gestire tutte le situazioni del vivere quotidiano.
    Grazie del commento, Laura e a presto!

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

“Il cliente è un asset, non un bene consumabile”

Si può riassumere così, in termini aziendalistici, il valore della centralità del cliente nei processi di mercato.  “Il cliente è un asset, non un bene consumabile” Non si tratta "solo" di un tema di marketing, ma della consapevolezza che deve permeare tutte le funzioni aziendali se si vuole giungere al successo e far crescere il valore. Non basta un CRM, per la customer centricity (talvolta non serve neppure). Serve invece la voglia di incontrare i clienti, comprendere le loro esigenze e i loro obiettivi, capire come soddisfarli con prodotti e servizi, al prezzo corretto e distribuiti in modo accorto. Per funzionare davvero la customer centricity è un concetto che dovrebbe guidare l’evoluzione aziendale a partire dalla gamma, non solo riguardare i momenti di contatto con il cliente. Le persone si interessano a noi nel momento in cui parliamo con loro, di loro. Lo stesso vale sui mercati. Perché siamo sempre esseri umani in relazione con altri esseri umani.

Cambiare tutto o non cambiare niente, oggi?

In un contesto di mercati iper-competitivi e in rapida evoluzione come quello odierno, non porsi alcune domande, che potrebbero anche sembrare assurde o provocatorie, può generare disastri. Una delle cose che si dà per scontata in azienda è "cosa facciamo e per chi". Il core-business è un dato di fatto e tutto quello che esula è guardato con sospetto, a volte addirittura con disdegno. Un esempio? Se faccio macchine professionali per... (qualsiasi cosa, dal cucito alla cucina, dal lavaggio al giardinaggio), difficilmente prendo in considerazione l'idea di passare al mass market, al domestico, anche quando è poco presidiato. Perchè?  Perchè il prodotto di mass market è spesso percepito come meno pregiato o prestigioso. Ma, c'è un grande ma. Ho correttamente valutato le opportunità che potrebbero essere insite in un cambio di passo, oppure semplicemente lavoro come ho sempre fatto? Il più delle volte, ammettiamolo, non facciamo neppure un esercizio di stile, semplicement

L’importanza del feedback nelle azioni di marketing

Che senso ha qualsiasi azione se non si ottiene riscontro degli effetti che ha avuto? Nessuno fa una dichiarazione d'amore senza attendere la risposta. Nessuno si mette alla guida senza tenere sotto controllo ciò che accade davanti (e tutt’intorno) all’auto, nonché sul cruscotto. Nessuno cucina la cena per la propria famiglia senza attendere con gioia l’effetto del primo boccone. Un sorriso o un naso arricciato possono essere sufficienti, un complimento è sempre gradito. Si può quindi pensare di implementare delle azioni commerciali o di marketing senza chiedere dei risultati qualitativi e quantitativi , senza essersi prefigurati degli obiettivi , senza aver immaginato degli strumenti (anche imperfetti) per misurare gli effetti delle azioni stesse? Eppure in molte aziende, anche di grandi dimensioni, non c’è attenzione a questo genere di aspetti, specie se il marketing è confuso con la comunicazione, sineddoche così frequente, che pare consentire di rimandare